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La Svizzera, con la sua economia piccola, ma molto efficiente, orientata all'esportazione, ha bisogno di essere ben collegata con i mercati internazionali. Gli sviluppi internazionali, in un contesto globale contraddistinto dall'impegno verso una maggiore liberalizzazione, rivestono un'importanza enorme per l'economia elvetica. A questo livello non si deve accettare alcun risvolto negativo che possa pregiudicare la competitività sul piano economico. Ciò vale anche per le imprese della filiera agroalimentare. Il potenziale di esportazione esistente nel primario deve poter essere sfruttato nel miglior modo possibile. Questo aspetto sta diventando sempre più importante a causa della crescente globalizzazione. Anche nel 2016 la Svizzera ha pertanto ampliato la sua rete globale di accordi di libero scambio con Paesi terzi. Accanto a un accordo di libero scambio con le Filippine ne ha concluso uno con la Georgia. Oltre all'Associazione europea di libero scambio (AELS) e all'Accordo di libero scambio con l'UE, questa rete comprende 30 accordi con 41 partner. Tutti, ad eccezione di quelli con Cina, Giappone e le Isole Färöer, sono stati conclusi nel quadro dell'AELS.

Nel dicembre 2015, a Nairobi, si è riunita per la decima volta la Conferenza dei ministri, il massimo organo decisionale dell'OMC. Al di là dell'approvazione dell'estensione dell'accordo sulla liberalizzazione del commercio di prodotti della tecnologia dell’informazione, il Pacchetto di Nairobi riveste una particolare importanza soprattutto per il settore agricolo. Particolarmente rilevante per la Svizzera è stata la decisione di abolire completamente tutti i sussidi alle esportazioni. Il nostro Paese versa contributi di questo genere per le materie prime latte e cereali nei prodotti agricoli trasformati nel quadro della cosiddetta legge sul cioccolato. Per smantellare questi sussidi la decisione di Nairobi concede, alla Svizzera segnatamente, un termine transitorio di cinque anni entro il quale i contributi all'esportazione dovranno essere completamente eliminati. L'abolizione dei sussidi alle esportazioni avverrà in un'unica tappa alla fine del periodo di transizione.

Tra i Paesi membri dell'OMC regna un forte disaccordo sul futuro del ciclo di Doha, avviato nel 2001 e non ancora concluso. L'interrogativo principale è se vada portato avanti a prescindere oppure se ciò non sia realistico e di conseguenza sia meglio dedicarsi a nuovi temi. La situazione sui mercati internazionali non è più paragonabile a quella del 2001 quando il ciclo di Doha è stato avviato. Il mandato originario non sembra più adeguato alla situazione attuale. In particolare gli Stati emergenti come Cina, India e Brasile, che stanno consolidando la loro posizione nel commercio agricolo globale, si oppongono a una nuova valutazione della situazione.

La cooperazione con l'UE nella filiera agroalimentare è disciplinata mediante accordi bilaterali, costantemente adeguati a livello operativo in funzione dei cambiamenti delle condizioni quadro. Considerati i problemi di ordine superiore irrisolti tra la Svizzera e l'UE, spesso simili adeguamenti, necessari per la convivenza quotidiana, incontrano enormi difficoltà.

Sul piano internazionale la Svizzera si impegna a più livelli a favore di una filiera agroalimentare efficace e sostenibile

A settembre 2015 l'Assemblea generale dell'ONU ha approvato la cosiddetta Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, che va a sostituire gli obiettivi di sviluppo del Millennio, scaduti a fine 2015. Uno dei 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDG) dell'Agenda 2030 riguarda esplicitamente il settore agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare e qualità delle derrate alimentari. Nel dicembre 2015 il Consiglio federale ha deciso di appurare, nel quadro di una fase transitoria nel periodo 2016-2017, gli strumenti e gli organi fondamentali per la Svizzera in vista dell'attuazione dell'Agenda 2030 e di sviluppare un apposito sistema nazionale di monitoraggio e reporting.

In occasione della Conferenza dei ministri dell'OCSE, nell'aprile 2016, i 400 partecipanti da 48 Paesi, tra cui 35 ministri, hanno discusso all'insegna del motto "politiche migliori per un sistema alimentare globale resiliente, sostenibile e produttivo". Gli obiettivi della conferenza del 2016 erano lo scambio di informazioni e la discussione sui sistemi agroalimentari globali sostenibili di domani nonché sulle politiche innovative e lungimiranti necessarie e attuabili a tal fine. Da un lato si è fatto riferimento ai recenti accordi e negoziati nel quadro dell'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile (SDG incl.), della Conferenza sul clima dell'ONU del 2015 (COP21) e della Conferenza dei ministri dell’OMC di Nairobi. Dall'altro sono stati menzionati anche la sicurezza alimentare della popolazione mondiale in crescita, la rarefazione e la fragilità delle risorse, la protezione del clima, lo sviluppo economico e la resilienza del primario. La Svizzera si è impegnata affinché l’OCSE assuma un ruolo attivo, nel quadro delle sue competenze, al fine di raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030.

La Svizzera è stata scelta, assieme a Sudafrica, Hivos e WWF International, per codirigere il Programma per sistemi alimentari sostenibili, che si colloca nel quadro decennale di programmi per un modello di consumo e di produzione sostenibile e che conta sulla collaborazione degli attori lungo l'intera catena del valore del settore privato, della ricerca, delle organizzazioni internazionali, delle ONG e delle organizzazioni governative. La collaborazione mirata consente di sfruttare le sinergie e di impiegare le risorse in maniera puntuale per accelerare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili. Il Programma per sistemi alimentari sostenibili contribuisce direttamente alla realizzazione degli obiettivi ONU per lo sviluppo sostenibile.

Martijn Sonnevelt, UFAG, Unità di direzione Affari internazionali, martijn.sonnevelt@blw.admin.ch